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Rav Marco Tedeschi
Che dirò io in mezzo a questa pugna delle sentenze opposte del secolo nostro l’una contro l’altra armata? […] Pochi cui il moto del secolo reca spavento attaccati alle tradizioni venerabili dei padri ed a quelle [aggrappansi] alla cieca, a guisa del naufrago che si aggrappa alla tavola, cui spera l’approdi dal pelago alla riva, senza volgere uno sguardo intorno ed innanzi; molti miranti all’avvenire con cupido sguardo cercanti una meta ignota e infinita e indefinita ad un tempo, dimentichi degl’insegnamenti dei padri, e più che dimentichi, sprezzatori. A chi volgerà egli la parola il Maestro della fede, chi arresterà nel cammino, chi spingerà innanzi? […] Sarà egli il conservatore del passato, o l’iniziatore dell’avvenire? E tanto più ove poi riguardi alla migliorata condizione dei tempi, per cui un’era novella sorge di giustizia e di pace alla già travagliata famiglia d’Israele […] per cui l’Israelita non ha più a nascondere la sua fede, come oggetto di odio e di vergogna, ma è accolto tra i concittadini qual fratello, e la civiltà lo chiama al suo carro, e la società al suo seno, e la patria al suo servizio per la sua gloria e per la sua pace – qual via terrà il Ministro di Dio per conciliare i due diversi indirizzi, questi due uomini, per così esprimermi, il religionario e il cittadino?
[Da Marco Tedeschi, Discorso recitato dall’eccellentissimo signore Marco Tedeschi, professore di Belle lettere e già Rabbino in Asti nel solenne suo ingresso alla cattedra di Rabbino Maggiore della Comunità Israelitica di Trieste nel Tempio Maggiore di Rito Tedesco la sera delli 4 Chislev 5619 – 11 Novembre 1858, Tip. Cohen, Trieste 1858, p. 6]
Marco Tedeschi, filologo, teologo, poeta, traduttore, educatore, fu Rabbino maggiore di Trieste dal 1858 alla sua morte, avvenuta nel 1869. Piemontese, sostenitore dei Savoia e del processo unitario italiano, era noto come il “rabbino di Cavour”. Resse la comunità triestina in un periodo di grande cambiamento per l’intero ebraismo europeo, combattuto nelle sue scelte tra una rigida ortodossia e una sempre più accelerata integrazione nella società maggioritaria.
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