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Giorgio Voghera
Io sono un dinosauro. Un dinosauro rachitico e mal nutrito magari, un esemplare nano della specie, ma un dinosauro. […] Io, poi, non appartengo alla mia generazione, bensì alla generazione di mio padre. Fra i miei coetanei ci sono stati pochissimi con cui riuscissi a comunicare. La mia generazione è stata quasi tutta succuba del fascismo (almeno fino all’imminenza del suo crollo); ed io, se lo avessi potuto, avrei messo sul mio biglietto da visita G. V., antifascista. Non assicuratore, non scrittore, non socialista, non libero pensatore, non italiano, non ebreo, non triestino: forse marziano, e, anzitutto, antifascista. Non era una persuasione politica, non era una fede, era un’allergia, che mi congestionava il cervello giorno e notte e non si esprimeva (mi vergogno di dirlo, ma è la verità) in nessuna azione concreta: solo odio, paura e una strana chiaroveggenza, che mi faceva prevedere le più terribili catastrofi (sempre minori, tuttavia, di quelle che si verificarono).
[Da Giorgio Voghera, Il direttore generale]
Giorgio Voghera nacque a Trieste nel 1908, figlio di esponenti del ceto medio di simpatie socialiste. Diciottenne, venne assunto dalla RAS per la quale lavorò fino alla pensione nel 1962, salvo una decennale parentesi imposta dalle leggi razziali e dalla Seconda guerra mondiale. Dietro questa biografia apparentemente banale, però, si cela uno dei migliori osservatori, nonché scrittori e saggisti, della Trieste del secolo scorso.
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