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La famiglia Besso
Salvatore Besso nacque nel 1804 in Epiro, in una famiglia di origine sefardita, e continuò quella che era una tradizione di famiglia commerciando assieme al padre granaglie tra Mar Nero, Balcani e Trieste.
Tra gli anni ’20 e ’30 del XIX secolo la famiglia Besso si trasferì a Trieste per approfittare delle opportunità offerte dal risveglio economico della città dopo gli sconvolgimenti del ventennio napoleonico. Qui Salvatore sposò Regina Cusin, discendente di un’importante famiglia della locale imprenditoria ebraica, e si assimilò con relativa facilità nella koinè culturale triestina del periodo. Continuò a parlare e leggere il greco, ma fece suo l’antico proverbio latino che affermava che «l’è la mia patria dove vivo»: abbandonò gli aspetti esteriori della sua identità greco-levantina, divenne suddito austriaco e, pur senza dimenticare la lingua materna, in famiglia scelse di adoperare anche l’italiano.
In questo periodo caratterizzato dall’emancipazione, Salvatore allentò progressivamente i legami con la fede ebraica, rimanendo comunque ebreo fino all’ultimo dei suoi giorni e auspicando lo stesso per i suoi figli. Non visse però la religione come un repertorio di dogmi e prescrizioni formali da osservare ad ogni costo, ma la considerò piuttosto una memoria delle proprie origini e tradizioni, una garanzia del mantenimento dell’unità familiare, una valida guida etica capace di insegnare a vivere con onore e dignità.
Simili valori tornarono utili nei tardi anni ’50, quando una congiuntura economica negativa obbligò Salvatore a liquidare l’azienda e reinventarsi «scrivano», ossia impiegato presso un altro commerciante triestino, per mantenere la propria famiglia.
Ritratto di Salvatore Besso sr. Fondazione Marco Besso, Roma, g.c.
Questa situazione, però, aprì quasi paradossalmente nuove strade ai suoi quattro figli, ora liberi dall’allora tipico obbligo di proseguire le attività di famiglia. A condizione di rimanere all’interno degli argini della rispettabilità borghese, centrale nella visione del mondo di Salvatore, essi poterono scegliersi una professione corrispondente alle proprie vocazioni.
Anche grazie all’ottima istruzione ricevuta a Trieste, tutti riuscirono a trovare la propria strada e a raggiungere un certo successo. Gli ultimi due figli, Beniamino e Davide, divennero rispettivamente ingegnere presso le Ferrovie Sarde e docente universitario di matematica a Roma e Modena. Il maggiore, Giuseppe, costruì tra Trieste e Zurigo una solida carriera nel ramo assicurativo. Anche il secondo figlio Marco lavorò in questo campo, divenendone una figura di primissimo piano: assunto dalle Assicurazioni Generali nel 1863, in seno alla compagnia triestina fu protagonista di una carriera folgorante. Inizialmente responsabile di uffici periferici nella provincia italiana, divenne prima segretario generale, poi direttore generale, quindi presidente della società.
Ad essere sepolti a fianco di Salvatore sono proprio due figli di Marco e della moglie Elisa Pesaro Maurogonato: Isacco, detto Iso, e Salvatore jr., morti giovanissimi di scarlattina nella primavera del 1882, mentre il padre era impegnato in un viaggio di lavoro.