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Salvatore Besso
Carissimo mio figlio Marco a Milano
Trieste, lì 19 giugno 1866
[…]
Ci hai fatto un vero regalo rimettendoci la lettera del mio caro Davide, giacché noi eravamo inquieti non avendone ricevuto il biglietto che [accennavi] colle precedenti tue. Ora siamo contentissimi, e ringraziamo l’Onnipotente pel bene che ci accorda.
Conosco il vostro amore fraterno e non dovrei raccomandarvi maggiormente la concordia e la buona maniera nei vostri discorsi reciproci. Siate condiscendenti l’uno verso l’altro, non [alteratevi] mai nelle vostre conversazioni, se alcuno di voi pensa diversamente riguardo la Politica o la religione od altro non dovete disputare, che ognuno pensi come vuole. Io che vi scrivo così sono vecchio, e purtroppo le dispute fra Sab[ato] e Moisè (miei fratelli) nel 1848-49 ci cagionarono danni incalcolabili, e ci siamo tutti rovinati a causa di quelle dispute. Forse non saressimo [sic] divisi e saressimo ancora negozianti, ed ora cosa siamo? Nulla. Io se non avessi la contentezza dei miei cari figli sarei diventato un ipocondriaco da non [essere] avvicinato da nessuno. […] T’abbraccio di tutto cuore ed augurandoti ogni bene sono qual fui sempre
Tuo affezionatissimo Padre.
[Archivio storico Fondazione Marco Besso, b. 5, f. 4, documento 81]
In queste tombe riposano Salvatore Besso e due dei suoi nipoti, morti di scarlattina durante l’infanzia. Salvatore, commerciante di origine sefardita e originario di Arta, nell’attuale Grecia, si era trasferito a Trieste nella prima metà dell’Ottocento, lavorando prima come commerciante ed importatore poi, dopo il fallimento della ditta di famiglia, come impiegato.
Tra i suoi figli, tutti educati e cresciuti a Trieste, c’è anche Marco. Assicuratore, fu capace di salire fino ai vertici delle Assicurazioni Generali, di cui sarebbe diventato presidente nel 1909.
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