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Emilio e Irma Stock

Emilio Stock nacque a Spalato nel 1868, quarto di dieci fratelli e sorelle. Tra loro Lionello, fondatore della celebre distilleria. Il padre, Abramo, era di origine tedesco-ashkenazita, mentre la madre Gentile Valenzin discendeva da una famiglia sefardita locale. Emilio crebbe nella città dalmata, in un contesto religioso ed attaccato alle tradizioni. Pur egli stesso religioso, studiò nelle scuole pubbliche locali e crebbe in un ambiente – quello della borghesia spalatina – di lingua e cultura italiana.

Fu un lettore avido e uno studente tenace e i genitori, intuendone le potenzialità, lo inviarono a Vienna a studiare Ingegneria. Si laureò nel 1901, iniziando poco dopo a lavorare per le Ferrovie austriache. Questa occupazione, per quanto rispettabile, stabile e degnamente retribuita, non soddisfaceva però le ambizioni di Emilio, che già si era cimentato in alcune iniziative imprenditoriali nel ramo dell’edilizia e dei leganti idraulici.

Il salto di qualità arrivò nel 1908, con la fondazione nell’omonima città adriatica del Cementificio “Spalato”. Aiutata dall’abbondanza e dalla qualità della materia prima presente in Dalmazia e da una fase economica espansiva, la ditta crebbe, raggiungendo una stabilità che le permise di superare la crisi della Prima guerra mondiale. Dopo la fine del conflitto Emilio riuscì addirittura ad espandersi, fondando ulteriori cementifici nella valle dell’Isonzo ed in Istria. Col passare degli anni il baricentro delle sue attività si spostò così sempre più su Trieste, nonostante il solido e duraturo legame con la città di Spalato.

Inserzione pubblicitaria della Cementeria “Spalato” sulla rivista “Israel”, 1932

Negli stessi anni in cui poneva le basi del suo successo, Emilio conobbe e sposò Irma Hirschel. Figlia di un commerciante di pellami, era originaria della città di Eisenstadt, al confine tra Austria ed Ungheria, all’epoca sede di una numerosa e prospera comunità ebraica. Si trattava di una donna intelligente, dal carattere forte e determinato, capace di spiccare nel panorama dell’ebraismo non solo triestino.

I coniugi Stock furono molto attivi all’interno della Comunità triestina, che supportarono finanziando numerosissime iniziative, in particolare quelle rivolte all’istruzione e all’assistenza dell’infanzia. A differenza di molti correligionari del loro ceto, inoltre, furono apertamente sionisti, impegnandosi in prima persona negli anni ‘20 nella colonizzazione di Eretz Israel, la “terra d’Israele”. Questo supporto si esprimeva con il finanziamento diretto di vari gruppi sionistici, con la partecipazione attiva alla politica internazionale sionista, ma soprattutto con l’assistenza ai i profughi ebrei in fuga dall’Europa centrale ed orientale, specialmente se diretti verso la Palestina mandataria.

Trieste, grazie al porto ben collegato, era uno snodo fondamentale dell’emigrazione ebraica, rivolta sia verso la Palestina che verso le Americhe, e già a partire da inizio ‘900 la locale Comunità si era organizzata per fornire aiuto ed assistenza. I coniugi Stock misero a disposizione una propria residenza come alloggio temporaneo per persone in attesa di imbarco, ed Irma fu addirittura tra i consiglieri del Misrad, il Comitato Italiano di Assistenza agli Emigranti Ebrei, unica donna. In tale veste partecipò anche, nel maggio del 1923 a Vienna, al primo Congresso mondiale delle donne ebree, e fu figura centrale del Patronato femminile ebraico.

Questo impegno proseguì anche negli anni ’30, mentre nubi minacciose si addensavano sugli ebrei d‘Europa, compresi quelli dell’Italia fascista, che nel 1938 promulgò le sue leggi razziali. Per Emilio ciò significò la perdita delle sue imprese, “arianizzate” o vendute appena in tempo. Nel 1939, alla vigilia della guerra, gli Stock si trasferirono di nuovo a Spalato, lontani dalle persecuzioni e vicini al cementificio di famiglia ancora in loro controllo. La tregua, però, durò poco. Con lo scoppio del conflitto, l’invasione italiana della Jugoslavia e l’annessione della Dalmazia iniziarono peregrinazioni che, fortunatamente, si conclusero con la salvezza oltre il confine svizzero. Rientrato a Trieste poco dopo la conclusione della guerra, Emilio morì nel 1951, seguito dopo vent’anni dalla moglie – e compagna di impegno – Irma.

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